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belladonna

Belladonna è una pianta erbacea perenne, di tipo arbustivo, diffusa nei paesi della zona mediterranea, appartenente alle Angiosperme (piante dotate di fiore), Dicotiledoni, Solanacee.

di Redazione

04 gennaio 2014

belladonna

Caratteristiche morfologiche della belladonna

Belladonna è una pianta erbacea perenne, di tipo arbustivo, diffusa nei paesi della zona mediterranea, appartenente alle Angiosperme (piante dotate di fiore), Dicotiledoni, Solanacee. Comunemente vine denominata: ''Ciliegia di Satana''. La sua denominazione scientifica è: Atropa Belladonna. Analizzando l'etimologia del suo nome si possono dedurre le caratteristiche peculiari che la caratterizzano; infatti ''atropa'' è un vocabolo derivante dal greco che significa ''inevitabile'' e che si ricollega alle proprietà particolarmente pericolose del vegetale, il quale, se utilizzato in modo sconsiderato, può causare la morte. Atropo, secondo la mitologia greca, era una delle tre Parche, precisamente quella che possedeva il compito di recidere il filo della vita, arrecando il decesso. Belladonna, invece, fa riferimento al fatto che, trattandosi di una pianta con spiccata azione midriatica (dilata la pupilla), anticamente veniva usata dalle donne al fine di rendere gli occhi lucenti e belli.
Dal punto di vista morfologico, Belladonna è dotata di una radice rizomatosa, di notevoli dimensioni, da cui ha origine il fusto semi legnoso, dalla struttura robusta, eretto e ramificato, che può raggiungere un'altezza fino a cento, centocinquanta centimetri. La pianta è dotata di foglie dal colore verde scuro, di forma lanceolata, fornite di peduncolo e rivestite da una fitta peluria maleodorante, caratteristica tipica del vegetale. I fiori, ermafroditi, si presentano di piccole dimensioni, con aspetto pendente, dalla forma analoga a quella delle campanule; hanno cinque petali di colore variabile, tendente al viola scuro. La fioritura ha inizio durante la primavera e si protrae per tutta l'estate. I frutti hanno il tipico aspetto di bacche rotonde, di colore nero, lucide e prive di peluria, di piccole dimensioni, simili a grossi mirtilli, dal sapore gradevole, particolarmente velenose per l'uomo. Belladonna cresce spesso nelle aree incolte, a livello di zone collinari o montagnose, ai margini di boschi, fino ad un'altitudine di 1400 metri, in quanto predilige i climi freschi ed ombrosi ed i terreni a componente calcarea.

Caratteristiche fitoterapiche

Belladonna contiene alcune sostanze chiamate ''alcaloidi tropanici'' , tra cui i principali sono: atropina, scopolamina e levo giusciamina. Tali molecole agiscono principalmente a livello del sistema nervoso interferendo con il metabolismo dei neuro mediatori, in particolare dell'acetilcolina, creando una inibizione competitiva nei confronti di quest'ultima in quanto tendono a sostituirsi ad essa a livello dei recettori specifici. Tutti gli effetti che ne conseguono dipendono da un'alterata funzionalità delle fibre muscolari innervate dai neuroni funzionalmente inibiti. Spesso si verificano inoltre fenomeni di amplificazione degli effetti anti colinergici provocati da altri principi attivi, i quali non fanno altro che potenziare l'attività della pianta. L'azione principale di Belladonna si esplica a livello del nervo vago, con una evidente inibizione della sua attività.
Dal punto di vista fitoterapico il vegetale viene utilizzato sia per quanto riguarda le terapie tradizionali sia per quelle omeopatiche. E' fondamentale che il dosaggio dei principi attivi contenuti sia attentamente monitorato e non superi mai i livelli terapeutici.
Nelle preparazioni tradizionali, i principi attivi di Belladonna vengono utilizzati per vari scopi, e precisamente: - a livello dell'apparato gastro intestinale svolgono una spiccata azione spasmolitica, nelle coliche di varia eziologia - a livello della muscolatura uterina svolgono un'azione miorilassante in caso di dismenorrea - vengono utilizzati in caso di accessi di asma bronchiale, per attenuare lo spasmo respiratorio - agiscono sulle aritmie cardiache regolarizzando il ritmo - l'atropina in particolare viene usata nella preparazione di colliri che sfruttano la spiccata azione dilatatoria a livello pupillare. - la scopolamina trova impiego nella preparazione di cerotti trans dermici finalizzati alla cura di vari tipi di cinetosi, vertigini, nausea e vomito. - vengono utilizzati anche nelle terapie complesse anti-Parkinson
Sussistono alcune contro indicazioni che ne sconsigliano l'utilizzo in caso di: - disturbi del ritmo cardiaco, soprattutto bradicardia - ipertrofia prostatica - glaucoma - edemi generalizzati di varia natura - disturbi gastro intestinali non ben diagnosticati
In campo Omeopatico, Belladonna trova un efficace utilizzo principalmente come anti-febbrile, in caso di faringiti, laringiti e tonsilliti con recidive, nelle cefalee pulsanti, quando sussistano sindromi infiammatorie con arrossamenti e calore a livello epidermico.

Avvelenamento da belladonna

Qualora il dosaggio di Belladonna introdotto nell'organismo umano superi le dosi terapeutiche, può verificarsi un avvelenamento, causato principalmente dall'alcaloide atropina, molto tossico. La soglia di pericolosità della sostanza è estremamente soggettiva. La sintomatologia provocata insorge molto rapidamente e consiste in: - blocco parziale o totale della deglutizione - nausea e vomito - secchezza delle mucose accompagnata spesso da calore epidermico, con o senza manifestazioni esantematiche di tipo orticarioide - dilatazione delle pupille ed estremo fastidio all'esposizione luminosa - tachicardia e aritmie cardiache - rialzi febbrili con sudorazione diffusa - atonia della muscolatura dell'apparato gastro intestinale accompagnata da emissione involontaria di materiale fecale - perdita dell'equilibrio con tipica andatura barcollante del soggetto, vertigini - irrequietezza, delirio ed allucinazioni - sonnolenza - convulsioni - coma e decesso dopo circa 24-36 ore
Qualora sia possibile, è consigliabile intervenire con una terapia stabilizzante costituita da: emetici, purganti, pompa gastrica, ed in casi estremi con sostanze antagoniste quali la morfina oppure l'idrato di cloralio.

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