Stufe

Scegliere la stufa a pellet

Scegliere la stufa a pellet: il pellet conviene e molto se paragonato ai costi di una stufa comune. Troverai qui tanti consigli utili.

di Redazione

01 gennaio 2014

stufa a pellet

La stufa a pellet: come funziona

La stufa a pellet funziona come una normale stufa a legna, ma al posto dei tronchetti che siamo abituati comunemente a vedere, per la combustione usa dei minuscoli cilindri di circa 6-8 mm realizzati con gli scarti della produzione del legno. I pellet, infatti, sono la risultante della segatura e di altri materiali che vengono compattati attraverso un apposito attrezzo meccanico, costano molto meno ed hanno un’efficienza elevata dato che sono quasi del tutto privi di umidità. La stufa, a differenza di quelle che usano il legno, ha bisogno di un collegamento alla rete elettrica visto che funziona attraverso una resistenza interna, e ha di regola una canna fumaria di dimensioni più ridotte (in media 8-10 cm di diametro) e una ventola interna che si occupa del tiraggio forzato. Inoltre la stufa a pellet non ha fuoriuscite di fumo perché lavora per depressione, dunque l’ambiente nel quale opera resta pulito e senza odori. La struttura, come dicevamo, è simile alle più comuni stufe: di solito ha una bocca di caricamento dall’alto, una capienza che varia molto a seconda dei modelli e prezzi diversi nel caso in cui la stufa sia in grado di riscaldare solo l’ambiente in cui si trova oppure che sia capace di riscaldare tutta l’abitazione. In questo caso, la stufa produce acqua calda che servirà anche a riscaldare i termosifoni, andando di fatto a sostituire le comuni caldaie a metano. I modelli più recenti sono inoltre dotati di tutti quegli optional necessari affinché l'impianto possa funzionare al meglio, come il cronotermostato che permette di programmarne accensione e spegnimento garantendo un utilizzo più razionale del riscaldamento. Naturalmente, anche per le stufe a pellet è necessario seguire le regole basilari di sicurezza, ovvero rivolgersi ad un tecnico esperto per l’istallazione e curare periodicamente la manutenzione. La canna fumaria, infatti, va tenuta pulita come nel caso di una classica stufa a legna, perché all’interno di essa si accumula la fuliggine che potrebbe portare a malfunzionamenti o addirittura innescare incendi. In ogni caso, bisogna tener presente che molte stufe hanno bisogno di un collegamento diretto con l’esterno e, anche quando non è obbligatorio, di regola per sicurezza ed efficienza è sempre preferibile. Comunque, in Italia esiste una normativa specifica, la UNI 10683 rev.2012, che va ovviamente rispettata per ottenere il meglio dal proprio apparecchio a pellet. Nell'immagine stufa Cap di Mcz

Il pellet conviene?

La domanda non può che avere una risposta univoca: il pellet conviene e molto se paragonato ai costi di una stufa comune. Bisogna però considerare che i prezzi del pellet sono in ascesa perché la richiesta è sempre più elevata. Parliamo di numeri: un buona stufa a pellet costa sulle 700 euro, ma impianti in grado di riscaldare più ambienti e di sostituire la caldaia costano molto di più, anche 5000 euro, ai quali bisogna comunque aggiungere il costo di istallazione (circa 500 euro). Comunque, a differenza dei primi modelli, oggi un impianto che funziona con il pellet è spesso un bell’oggetto di arredamento. I produttori utilizzano materiali di qualità, come la ceramica, l’acciaio o la ghisa, i più indicati per questo tipo di stufe. Tornando ai costi, una confezione di pellet da 15 kg ha un prezzo di circa 4 euro, ma è possibile trovarne anche di più economico. Il pellet naturalmente non è tutto uguale e bisogna considerare almeno due parametri per capire se il materiale è di qualità: il contenuto delle ceneri e la quantità di segatura nel sacchetto. Nel primo caso, il pellet tenderà a produrre più fumo; nel secondo caso, molta segatura sta a significare che il materiale tende a sgretolarsi, risultando così meno efficiente. Esistono comunque tre categorie di pellet: la classe A1, quello di qualità più elevata, con un contenuto di ceneri massimo di 0,7%, la classe A2, con un contenuto di ceneri pari all’1,5%, e la classe B, con un contenuto di ceneri molto elevato e non adatto all’uso domestico. Ad ogni modo, queste informazioni sono riportate sull’etichetta posta sul sacchetto, così come il valore relativo al potere calorifero del combustibile, che è un elemento che si calcola in relazione al contenuto dell’acqua presente nei cilindri. Il valore medio di questo dato si assesta attorno ai 4,7-4,8 kWh/kg. Nella foto stufa apellet Duo di Mcz

La stufa a pellet è un investimento ecologico?

Anche qui la domanda può apparire retorica. Una stufa a pellet, per funzionare, non necessita che siano abbattuti degli alberi, perché il pellet si ricava dagli scarti di lavorazione del legno. Dunque è senz’altro un investimento più ecologico, a patto però che il combustibile sia prodotto in maniera sostenibile. Un abbattimento sconsiderato di alberi per produrre, oltre che la legna, anche il pellet, non può essere considerato ecologico. Alla stessa maniera, se avete a cuore questo aspetto, sinceratevi che i sacchetti che acquistate provengano da fabbriche che hanno effettuato la lavorazione non lontano dalle vostre abitazioni. Come per tutte le merci, anche il pellet, se trasportato attraverso lunghe tratte risulterà essere poco ecologico, poiché la logistica e il trasporto sono attività inquinanti. Inoltre, la filiera produttiva del pellet ha il suo impatto, perché per produrlo è necessario utilizzare macchinari che funzionano ad energia elettrica, la cui creazione immette nell’ambiente CO2. Comunque, bisogna sempre considerare che il pellet è un derivato del legno, materiale sicuramente più sostenibile di altri dato che la sua combustione produce un basso quantitativo di anidride carbonica. In definitiva, non esiste un materiale ecosostenibile al 100%, ma di sicuro il pellet ha un impatto ambientale inferiore rispetto a tutti gli altri combustibili che comunemente usiamo per riscaldare le nostre abitazioni. Nell'immagine Piazzetta modello Line

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